Prima Visita

Come si svolge la prima visita

La prima visita, ossia il primo incontro con la persona che si rivolge a me, inizia addirittura al momento della telefonata, quando si gettano le prime basi della conoscenza. Al telefono chiedo in generale qual è il problema o il dolore che riporta la persona e chiedo di portarmi in visione esami o di laboratorio o diagnostici (RX, TC o RMN o altro).

Il giorno dell’appuntamento finalmente avviene la conoscenza di persona. In quei primi momenti di incontro ne approfitto per prendere la temperatura e sanifico le mani insieme al paziente. Poi entriamo in studio.

Anamnesi

A questo punto comincia l’anamnesi del dolore riportato dal paziente, insieme ai primi dati personali (età, impiego, etc). Vengono fatte domande mirate per capire la struttura o le strutture coinvolte nel dolore a cui il paziente risponde. Una volta terminata questa parte l’anamnesi procede per ricostruire la storia clinica del paziente. Per far questo si indagano traumi pregressi, andando anche nei primi anni di vita perché tali traumi hanno influito sulla crescita di ogni persona. Viene chiesto se ha subito interventi, per tener conto dei possibili esiti cicatriziali che influiscono sulle strutture in generale, ricoveri ospedalieri anche di breve termine, pronto soccorso.

Per ogni cosa riportata dal paziente si approfondisce la patologia o l’intervento chirurgico, si chiede riguardo alla riabilitazione effettuata e il decorso.

Infine si prosegue con lo stato di salute attuale, quindi se il paziente assume regolarmente dei farmaci per qualche patologia, quali altri specialisti vede regolarmente e quali all’occorrenza.
Anche le abitudini di vita vengono indagate, quindi lavoro e suo ambito, sport, abitudini alimentari, come affronta lo stress quotidiano.

Esame obiettivo

Una volta terminata questa parte, che non impegna molto tempo come si potrebbe pensare, viene chiesto al paziente di rimanere in indumenti intimi o, in caso si percepisca che potrebbe dare fastidio, di togliere solo alcuni indumenti o di rimetterli in parte appena finito l’esame obiettivo.

L’esame obiettivo prevede che il paziente sia in piedi per permettermi di eseguirlo correttamente, di richiedere dei movimenti attivi che permettono di studiare la funzionalità del suo corpo.
In seguito e in base alle ipotesi diagnostiche fatte, vengono eseguiti dei test ortopedici o neurologici per includere le ipotesi ed escluderne altre.

Tutto questo procedimento serve a me per capire se posso essere d’aiuto o se non c’è una priorità osteopatica quindi meglio rimandare il paziente a uno specialista indicato. Oltre a questo, tutta l’anamnesi, serve per individuare il tipo di approccio da poter utilizzare su quel singolo paziente, poiché non tutte le tecniche possono essere applicate a ognuno. A volte capita che alcuni pazienti mi chiedano di evitare determinate manovre, quindi ne utilizzo altre.

Trattamento

Dopo aver messo insieme le notizie derivate dall’anamnesi, dall’esame obiettivo e dai test eseguiti, si procede con il trattamento vero e proprio.

Durante il trattamento il contatto con il paziente si mantiene, non è solo un corpo e un organismo da aiutare, ma è tutta la persona a cui mi dedico. Quindi alcuni pazienti sono curiosi e chiedono cosa sto facendo quindi spiego loro, altri invece preferiscono il silenzio e rilassarsi e io non interagisco con loro durante il trattamento. Con altri c’è uno scambio di parole che vertono sulla nostra vita.

Al termine del trattamento ricontrollo l’efficacia ottenuta tramite un velocissimo esame obiettivo che mira a controllare le regioni interessate integrando con le altre parti del corpo.
Se è il caso consiglio degli esercizi che si possono eseguire a casa, piuttosto che svolgere uno sport specifico, oppure di affiancare trattamenti differenti dall’osteopatia per raggiungere il più presto possibile lo stato di salute ottimale.

Il paziente di riveste, mentre mi lavo le mani, e si decide di fissare un ulteriore appuntamento, se la persona si è trovata bene con me, perché è tutto soggettivo e di indole non voglio obbligare nessuno a proseguire il percorso con me.
Mi rendo disponibile per tutto il tempo in cui non ci vediamo, perché non sono presente solo al momento del trattamento, ma sempre per i miei pazienti che si devono sentire liberi di chiamarmi o scrivermi in caso di necessità.

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